L’equilibrio tra i punti di vista

Qualche giorno fa nelle storie Instagram, vi ho raccontato di una serata nella quale siamo riusciti a dedicare un po’ di tempo esclusivo a nostro figlio grande. Quest’articolo vuole essere una riflessione scritta a partire da quella serata, sul senso di coinvolgere i bambini nelle situazioni che si stanno vivendo.

Stiamo attraversando delle settimane vorticose: stiamo ristrutturando casa e con nostra somma gioia i lavori procedono velocemente. Questo però significa continue scelte da prendere, giri da fare eccetera.

Chiaramente il tempo per fare queste cose va preso in quello che è il tempo extra lavorativo, cioè quello in cui ci sono i bambini con noi. È normale quindi che loro percepiscano che siamo presi da altre cose, che una parte del nostro pensiero è occupata.

Non ci possiamo fare nulla. È così e basta. Quello che possiamo fare però è ricordare a noi stessi, che in questa situazione stiamo chiedendo un piccolo sforzo anche ai bambini.

Nel mio racconto si tratta di ristrutturazione, ma vale per ogni cosa che ci occupi molto pensiero in un determinato momento; per esempio un cambio di lavoro, qualche problema di salute, un lutto, una decisione importante da prendere e così via!

In tutte queste situazioni ricordiamoci che i bambini percepiscono anche il non detto e questo può spaventare o mettere in agitazione di più rispetto ad una situazione, anche complessa, spiegata loro nel modo adatto.

Ricordiamoci di farli sentire visti anche se non possiamo dedicarci a loro più di tanto in quel momento.

“Lo so che vorresti fare un gioco con me ma in questo momento proprio non posso perché devo fare questa telefonata urgente”

“Lo so che in questi giorni sono poco presente e capisco che questo sia difficile per te”

Infine teniamo a mente di non sovraccaricare i bambini di scelte che dobbiamo prendere o abbiamo preso noi. Per tornare alla mia vicenda quanto potrebbe uscire facile in un momento di stress “vuoi andare nella casa nuova con la tua camera? Allora devi lasciarmi parlare con il papà” MA la casa nuova abbiamo deciso noi di volerla, di comprarla, di ristrutturarla. Si, ci sarà una camera per ognuno di loro, ma questo non a niente a che vedere con il fatto che adesso possano protestare perché ‘parlate sempre della casa nuova!’

Immaginiamoci un’altra situazione che potrebbe provocare stress: per esempio quando un genitore si trova a casa in smartworking (occasionalmente quindi non è una situazione alla quale si è abituati) e il figlio lo disturba.

“Se vuoi i soldini per andare alle giostre la mamma deve lavorare, non puoi disturbarmi continuamente mentre sono concentrato!”

Alt! Certo che vogliono andare alle giostre, ma collegare un loro piacere con il nostro dover lavorare è una bugia. Noi dobbiamo lavorare per mille altri motivi oltre al poter portare i figli alle giostre. Lavorare in smart con bambini che girano per casa è una condizione di forte disagio per entrambi: per l’adulto che viene interrotto, per il figlio che sente la forte esigenza di richiamare l’attenzione del genitore anche se sa che è occupato.

Quando ci troviamo in situazioni come queste ricordiamoci sempre di tenere a mente due punti di vista: il nostro e il loro di bambini e trovare un equilibrio tra questi due, partendo dal presupposto che siano di pari valore.

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